La messa online della collezione digitale di Piero Fogliati (1930 - 2016), prima tappa del progetto Memoria Assente / Presente di Emblème e Allemandi, mira a valorizzare e rendere accessibile l’opera multiforme e visionaria dell’artista, attraverso la pubblicazione di installazioni, disegni, foto storiche, immagini esplorabili, schede curatoriali e collegamenti tematici che suggeriscono molteplici letture e percorsi.
Tracciare una cronologia lineare è uno dei compiti degli
Archivi che, tra i loro obiettivi primari, hanno quello
di fare ordine nel percorso di un artista.
Nel caso di Fogliati questo tracciato si può costruire,
ma sin dagli inizi si evince che il suo muoversi nel
tempo è segnato inevitabilmente da continue spinte in
avanti e indietro: l’artista di Canelli ha infatti
sempre riconosciuto il senso delle proprie creazioni,
tornando a ragionare su certi pezzi anche quando ne
aveva ampiamente superato l’esito con evoluzioni
successive. Per Fogliati, analizzare tipologie di opere
già affrontate a distanza di pochi anni - ma anche di
decenni- è una pratica abituale che dice molto del
rispetto e della solidità delle sue idee.
Questa premessa, che accompagna le sei decadi della sua
attività, si fa strada fin da subito insieme a un’altra
caratteristica piuttosto lampante, ossia la velocità del
suo apprendere dalle proprie opere. Queste due tendenze,
la tensione verso il nuovo e l’interesse per tutta la
sua produzione senza eccezioni, sono strettamente
intersecate.
Elena Forin
Originario di Canelli, Piero Fogliati è vissuto ed ha lavorato principalmente a
Torino, dedicandosi alle
arti visive fin dagli anni Cinquanta. Autodidatta, sperimenta la pittura
figurativa e astratta-informale,
alla ricerca di un linguaggio personale e autonomo. Fin da subito, la sua forte
passione per la scienza e
la tecnologia si intreccia con la ricerca estetica, portandolo a esplorare la
percezione sensoriale e i
fenomeni naturali attraverso opere che fondono bellezza e percezione.
Le creazioni di Fogliati non si limitano a una ricerca visiva, ma si inseriscono
in una più ampia tensione
del Novecento a superare i confini della pittura tradizionale, donandole
movimento e intensità
espressiva. Le sue opere, poeticamente realizzate a mano, con ogni componente
curato con
attenzione, fino all’ultima vite, trasformano la tecnologia in un mezzo vivo e
sensibile. Per lui, la scienza
è prima di tutto avventura: un processo di scoperta in continua evoluzione,
capace di rivelare le
potenzialità umane e di dialogare con l’arte nella sua incessante ricerca
dell’essenza del visibile.
L’immaginazione e l’interazione con lo spettatore sono elementi centrali nel suo lavoro, manifestando un profondo affetto per l’uomo e il suo universo percettivo. Questo aspetto si concretizza nel vasto progetto della Città Fantastica, concepito a partire dai primi anni Sessanta, in cui suoni, luci ed elementi atmosferici si trasformano in esperienze estetiche e sensoriali. Qui, la natura assume un ruolo centrale e Fogliati la “tratta” pittoricamente, tentando di dipingere sulla pioggia o colorare le ombre. Il suo intento sembra essere quello di perfezionare esteticamente la natura attraverso l’uso della tecnologia, trasformando un’utopia in possibilità concreta.
La sua produzione artistica si estende anche ai disegni, che egli stesso
chiamava Fissazioni, testimoni
della sua meticolosa dedizione. Queste opere rivelano una fusione tra lo schizzo
tecnico e il bozzetto di
un maestro avanguardista, mettendo in luce la poliedricità della sua figura.
Attraverso pochi e precisi
tratti di matita, Fogliati concepisce macchine innescate dagli elementi naturali
che sembrano danzare
con l’ambiente circostante, dando vita a un dialogo visivo e concettuale tra
tecnologia e natura. Le sue
amate macchine, sempre più antropomorfe, iniziano a muoversi e perfino a
respirare, suggerendo una
progressiva integrazione con il mondo naturale.
In questo contesto, l’elemento naturale non è semplice scenario, ma parte attiva
dell’opera: il vento, la
pioggia e i fiumi si fondono con le sue macchine fatte di cavi, pulegge e
circuiti, dando vita a
un’esperienza che stimola l’animo giocoso dello spettatore. Le sue opere evocano
stupore e meraviglia,
quei sentimenti autentici di chi ancora non conosce il disincanto, trasformando
la percezione della
realtà in un’esperienza poetica e sensoriale. La natura non solo convive con le
creazioni dell’artista, ma
le accoglie in modo quasi materno, fondendosi con esse in un equilibrio inedito
tra arte, tecnologia e
ambiente. In questo processo, il lavoro di Fogliati assume anche i tratti di un
impianto teorico di un
protoecologismo ante-litteram, in cui la fusione tra elementi naturali e
dispositivi tecnologici anticipa
riflessioni contemporanee sulla sostenibilità e sull’armonia tra uomo e contesto
ambientale.
Questo sogno globale riflette una visione artistica in cui tecnologia e poesia
si intrecciano in
un’indagine continua sullo spazio urbano. È un’utopia che, al di là della sua
concreta realizzazione, dona
a chi la coltiva una sorta di eterna giovinezza, alimentando il desiderio di
esplorare e reinventare
continuamente il mondo che ci circonda.
Sue opere sono presenti alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di
Torino, al Museion di
Bolzano, alla Galleria Comunale di Cagliari, al MACRO di Roma, al Museo
Technorama der Schweiz di
Winterthur, al Musée de l’énergie électrique di Mulhouse, all’AT&T Foundation,
alla “Cité des Sciences
et de l’Industrie” di Parigi (che nel 1992 gli ha dedicato la mostra personale
“Sculpter l’invisibile”),
nonché in numerose e importanti collezioni private, tra cui la Fondazione
Giuliano Gori a Santomato,
la Collezione Panza di Biumo di Lugano e la Collezione FAI di Villa Panza.